CoordinateParabole

Come Dio comanda

C’è una lunga inclusione (almeno un terzo del film) che dà il senso a Come Dio comanda. All’inizio, una ragazza scrive su un muro Padre nostro che sei nei cieli… restaci. Al termine, al funerale di quella stessa ragazza, il padre chiede: «Dov’era Dio quando è morta mia figlia? Perché non è intervenuto?».

Una società, quella del nordest, cita invano le proprie radici caratteristiche (la cattolicità, l’operosità e la laboriosità, le reti sociali di soccorso…), solo che quelle radici non esistono più, sono sfatte, andate, rinnegate, detriti…

Detriti fisici caratterizzano visivamente continuamente il film, detriti di cava e detriti di fiume, e la storia scava dentro quei detriti per indagare cosa cresca dentro il ventre oscuro di una società in disfacimento.

Ciò che trova è un medioevo prossimo venuto, una società di lupi in cui contano regole e legami di altro genere, il che non vuol dire meno umani o meno veri: e in particolare la storia, fortissima ed esclusiva, di due marginali, un padre snaturato e dolcissimo e un figlio già adulto, entrambi di fronte a una storia più forte di loro e stretti al loro rapporto come alla sola pagliuzza di salvezza nell’intero mondo.

Il film è visivamente bellissimo, con grandi prove di attore, durissimo nei momenti giusti e struggente sempre, senza facili consolazioni, nemmeno alla fine. È costruito con un grandissimo gioco di simmetrie nei rapporti fra i personaggi che si riflettono in continui rimandi e richiami narrativi, così che alla fine “tutto si tiene” come in una unità totale di tempo, luogo e azione… e niente si regge. Per nessuno.

Tre film mi sono tornati continuamente in mente durante la visione. Il primo, e più ovvio, è Io non ho paura, per gli ovvi contrasti: quello un film di terra e sole, questo un film di acqua, acqua in cielo, acqua di fiume, tempo grigio e nebbie che si alzano; in entrambi i casi un rapporto col padre, con esiti nei due film apparentemente opposti; il passaggio d’età… però il film recente di cui Come Dio comanda rappresenta l’antitesi (ovviamente al di là delle intenzioni di Salvatores) è Si può fare, che racconta ciò che poteva succedere, e sarebbe successo forse, nella società del nordest, vent’anni fa, ma che oggi non è più possibile, come rappresentato da uno dei principali personaggi secondari, l’assistente sociale impotente  e inerme.

Il terzo film è Mystic river. Non voglio fare un riferimento puntuale: sono due film molto diversi, sia pure accomunati da un tono di tragedia inevitabile. Probabilmente l’accostamento mi è venuto perché qui e lì un fiume è l’unico custode di tutti i segreti del film, alcuni dei quali non saranno mai scoperti da nessuno. Però il confronto mi ha suggerito una considerazione, l’unica, che in parte ridimensiona Come Dio comanda: in Mystic river i personaggi hanno una possibilità di crescita ulteriore che va oltre la conclusione del film, mentre in Come Dio comanda sono dramatis personae il cui scopo si esaurisce nella storia, e  che alla parola “fine” sembrano avere dato tutto quel che potevano dare. Ecco, se avesse avuto la capacità di lanciare i personaggi oltre la fine, Come Dio comanda sarebbe stato un capolavoro assoluto.

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