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Lontano dal pianeta silenzioso

Lontano dal Pianeta Silenzioso non mi è piaciuto molto. È probabile che a fini storici, “documentari”, la sua lettura sia necessaria: dopotutto, è un romanzo che è stato scritto in contemporanea al Signore degli Anelli, addirittura il giovedì sera Tolkien e Lewis si alternavano a leggere ai loro amici (gli Inklings) pezzi dei due libri… ma se si deve leggere per il puro piacere, Tolkien stravince di chilometri e chilometri.

Lontano dal Pianeta Silenzioso è il tipico romanzo con venature filosofiche e religiose. Vi si narra del Professor Elwin Ransom (evidente controfigura di Lewis) che, rapito misteriosamente da due loschi figuri, si ritrova sul pianeta Malacandra (il nostro Marte). Qui, sfuggito ai suoi rapitori, viene a contatto con le razze locali, che vivono in perfetta armonia come su un paradiso terrestre. E infatti Malacandra è il paradiso terrestre, come lo sono tutti gli altri pianeti tranne la terra, il Pianeta Silenzioso. Ogni pianeta ha infatti un Oyarsa, un arcangelo supervisore, e numerosi Eldila, angeli, che vegliano sulle varie razze. Ovviamente, la terra non è più in queste condizioni ideali, da quando il suo Oyarsa, immaginate un po’, si è “distorto”. Da allora i contatti fra la terra e gli altri pianeti si sono interrotti. Ransom e i suoi due rapitori saranno infine espulsi, e la via dello spazio sarà chiusa per sempre all’umanità. Il romanzo termina promettendo nuove avventure di Ransom e alludendo a uno scontro futuro fra lui, che è adesso un “illuminato”, e le agenzie “diaboliche” che erano dietro al suo rapimento e al viaggio verso Malacandra.

Aldilà della metafora, piuttosto scoperta e forse ai nostri occhi ingenua, il problema principale di Lontano dal Pianeta Silenzioso è che tutto sommato vi accade poco, sia come avventure (solo alcune scene di vita di Ransom con gli hrossa sono interessanti) sia, soprattutto, dal punto di vista psicologico, che dato il tipo di libro è fondamentale. Dovrebbe esserci, in Ransom, un cambiamento, un passare da abitante del pianeta silenzioso, distorto, a abitante degli spazi e dei pianeti che risuonano della luce di Dio. Dovrebbe esserci questo cambiamento e a quanto pare c’è, ma quando questo accada non ci viene detto.

Quel che resta è un po’ poco: la parabola morale, la descrizione di un mondo alieno e bizzarro (certamente più valida di molte altre cose che ho letto, ma non tanto originale), un paio di belle scene. Una in particolare, il confronto fra il cattivo Weston e l’Oyarsa, è impagabile… ma in tutto è appunto un po’ poco.

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