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Decalogo del gran sabotatore

Oggi una frase letta per caso su Facebook mi ha fatto ricordare questo vecchio classico, pubblicato a suo tempo su Note di pastorale giovanile. Mi spiace di non ricordare l’autore della serie di articoli da cui è tratto questo pezzo, e il libro che li raccoglieva è stato prestato e naturalmente mai più tornò.

Lo ripropongo perché dopotutto a tutti e capitato di far parte di gruppi e comitati, luoghi di delizie dove si sperimentano queste tattiche (storicamente contro di me viene usata la 6, ma una volta o l’altra le ho sperimentate tutte).

Decalogo del gran sabotatore

Vuoi impedire al gruppo di procedere efficacemente?

Ecco 10 regole d’oro.

  1. Cerca un capro espiatorio e, una volta incontratolo, caricalo di tutte le colpe possibili. In caso di difficoltà, può tornare comoda la situazione generale, il governo di turno, la società capitalista.
  2. Dì con frequenza che nessuno possiede la risposta. Questo ti permetterà automaticamente di non tener conto delle domande.
  3. Se qualcuno propone una soluzione, fa’ vedere che potrebbe andare bene anche il contrario. Ciò costringerà il gruppo a cercare una soluzione intermedia e, pertanto, a non fare neanche un passo avanti. Nel caso ciò non sortisse nessun risultato, basta sminuire di valore le soluzioni già prese.
  4.  Se sei un buon psicologo, dì’ che il gruppo soffre di malsana ricerca di certezze. Se sei esistenzialista, suggerisci che l’unico snodo di crescita autentica e di maturità è la continua ricerca. In casi gravi si può optare per altre spiegazioni serie e scientifiche, in modo che nessuno ci capisca niente.
  5.  Mostrati un po’ agitato e magari un po’ meravigliato quando qualcuno propone un problema che vuoi bloccare. Fai notare che non è questo il momento migliore per parlarne o che è di cattivo gusto. Se gli altri insistono, limitati ad affermare che non si può parlate seriamente di quel problema senza aver prima trattato a fondo quell’altro che ne è la necessaria premessa (in fondo, la tesi da difendere è la seguente: non si può trovare la soluzione a nessun problema se prima non si sono risolti tutti gli altri).
  6.  Sottolinea fermamente che le persone che sono state fin dal principio interessate al problema lo sono per ragioni personali. Se non puoi fare questo senza sentirti troppo autoritario, rivolgiti al “proponente” con domanda come: «Che significato ha questo per te?» Se si mette a rispondere, non ci sarà più tempo per altro.
  7.  Sforzati di dimostrare che qualunque questione, anche la più piccola, ha infiniti aspetti che devono essere tenuti in conto, se si vuole essere obiettivi. Una delle coperture migliori della propria indecisione è questa dell’obiettività. Un’altra, che ben la può sostituire, è quella della pericolosità. Per poco che venga presa in considerazione, si potranno scoprire pericoli in ognuna delle proposte di soluzioni degli altri membri del gruppo.
  8.  Distruggi tutti i suggerimenti dati finora, suggerisci di consultare un esperto estraneo al gruppo. E scegline uno molto occupato, naturalmente.
  9.  Ritorna sovente a parlare degli obiettivi generali, su cui tutti sono d’accordo, che però miracolosamente fanno sempre discutere. Da quesiti non si iniziano mai azioni concrete per i casi reali.
  10.  Come ultima risorsa, rallegrati molto che si è suscitato un problema. È servito per ridiscutere tante cose. È stato almeno un grande stimolo intellettuale. Proponi di incorniciarlo in un quadro.
Facebook Comments

5 pensieri riguardo “Decalogo del gran sabotatore

  • bellissimo: ne aggiungo un paio che mi derivano dalla frequentazione di gruppi politici “alternativi”.

    La prima è il metodo: è fondamentale il metodo di decisione. Una discussione sul metodo decisionale è come mettere due specchi uno di fronte all’altro. Bisogna sempre decidere con quale metodo scegliere il metodo di decisione per scegliere il metodo di decisione…

    La seconda è la “coerenza”: dove per coerenza si intende il fatto che qualsiasi azione debba essere perseguita secondo la coerenza, soggettiva e inamovibile, di ciascun membro del gruppo.
    Quando poni in una discussione il tema della coerenza, sai già che la discussione è morta.

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    • Grazie Manu
      il decalogo è pensato, credo, per l’ambiente dei gruppi ecclesiali, ma anche il movimento fornisce parecchi begli esempi.
      Io ne aggiungerei un altro: il “poche chiacchiere”. Quando si dice: «vabbé, ma queste sono fisime, andiamo alle cose concrete», senza aver risolto un conflitto. Puoi star certo che la discussione sulle “cose concrete” durerà aaaaaanni.

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  • Un altro trucco è quello di pretendere, con la scusa che tutti devono parlare, un giro completo, in cui ognuno deve dire cosa pensa dell’argomento. Quasi tutti dicono “Sono d’accordo con Tizio”, ma nel frattempo la motivazione di chi discute veramente è talmente fiaccata da portarli ad abbandonare qualsiasi desiderio di concludere.

    La versione power-up di questo trucco è quella, ovviamente, di insistere perché tutti motivino adeguatamente la loro posizione. Fa leva sull’innato desiderio di ognuno di assicurarsi che tutti, ma proprio tutti, abbiano capito bene la propria particolarissima posizione, anche se in effetti è (sostanzialmente) la stessa già espressa mille volte.

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  • Visto l’inizio promettente, mi permetto di chiedere a tutti quelli che passano di indicare i trucchi che gli è capitato di incontrare!

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  • Pingback: L’uomo di paglia e altri trucchi per avere ragione quando si ha torto – La casa di Roberto

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