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La fantasy religiosa… di cui non ho parlato

Il leone, la strega e l’armadio (C.S. Lewis, 1950)

Immagino che chi ha seguito, qui o alla radio, il ciclo delle puntate di Oggi parliamo di libri dedicato al fantasy/fantascienza si sia reso conto, arrivati a questo punto, che non presento tanto i libri che mi piacciono di più, quanto quelli che, presi tutti insieme, contribuiscono a definire il genere, a far capire agli ascoltatori abituali della radio, che suppongo abbastanza digiuni in materia, di che cosa si tratti e magari a invogliarli alla lettura: e perciò presento libri abbastanza diversi fra loro cercando così di venire incontro a più gusti differenti.

Sotto questo punto di vista non avrei dedicato una puntata alle avventure ambientate a  Narnia da C.S. Lewis, considerandole da un punto di vista di scrittura troppo simili a Lo Hobbit, se non avessi trovato utile affrontare il tema della fantasy di ispirazione religiosa.

Il problema è che, mentre credo che si sia capito il tipo di motivazione culturale che animava gli Inklings in generale e Tolkien e Lewis in particolare, non ho approfondito il tema, allargando lo sguardo agli altri autori fantasy che hanno scritto con preoccupazioni religiose, e che sono tanti.

Per una volta non è dipeso dal fatto che il tempo fosse troppo scarso: piuttosto è successo che quando mi sono scritto la scaletta della puntata, per strano che possa sembrare, me ne sono completamente dimenticato! In qualche modo Lewis ha finito per occupare tutto il mio orizzonte e… addio.

Eppure proprio preparando la puntata avevo fatto la riflessione che il genere ha un numero troppo grande di autori mossi da preoccupazioni religiose per considerarlo un caso. Non penso tanto alle boiate scritte da Ron Hubbard (e, hmmmm, vedo che anche la Troisi è accreditata di una preoccupazione religiosa nella saga delle guerre del Mondo Emerso) quanto a tutto quel filone neopagano che, intrecciandosi con la fantasy femminista, va da Patricia Kennealy a Marion Zimmer Bradley (e che si trova, magari di maniera, in autori insospettabili come Bernard Cornwell). E poi naturalmente c’è la posizione esplicitamente anti-cristiana (o antireligiosa tout court?) di Philip Pullman. Sarebbe stato interessante fare una puntata in cui confrontare l’impostazione di tutti questi autori: sfortunatamente è una cosa che va oltre le mie capacità, e forse è proprio per questo che inconsciamente ho fatto finta di dimentcarmente e ho parlato solo di Lewis e di Narnia (ehm): ma se qualcuno ne vuole discutere qui sotto nei commenti ne sarei molto contento.

Durante la puntata abbiamo usato Thick as a brick dei Jethro Tull, che vi propongo qui sotto in una bella versione dal vivo.

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