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Il grande amore del suo cuore

Tempo fa mi è capitato di imbattermi nel Racconto di marzo di Neil Gaiman. È un racconto brevissimo, e fa parte di un progetto collaborativo col pubblico sponsorizzato da Blackberry anni fa. Al tempo Gaiman ha scritto una serie di tweet, uno per ogni mese, facendo delle domande ai lettori: perché gennaio è così pericoloso? dove passereste un giugno perfetto?

Dodici delle risposte dei lettori sono state scelte come spunto per una raccolta di racconti che è liberamente scaricabile on line (Kobo, serve registrarsi). La domanda e lo spunto per il racconto di marzo erano quelli che vedete qui sotto; il racconto mi piace davvero molto e perciò l’ho tradotto.

«Che personaggio storico vi ricorda marzo?» «Anne Bonny e il suo cuore malandrino, che sogna una nave tutta sua»

Naturalmente la mia traduzione non rende bene l’intreccio di sonorità e quotidianità dell’originale inglese, il giocare coi piani del racconto di Gaiman: passato e presente, apparenza e inganno, rispettabilità e brigantaggio. Per compensare, in fondo trovate il testo letto dal vecchio Neil in persona (le animazioni, invece, non sono sue, sono didascaliche e tradiscono il racconto, mi pare). Due note di comprensione del testo sono alla fine, per non svelare niente in anticipo.

Racconto di Marzo

di Neil Gaiman

«… solo questo sappiamo, che la sua condanna a morte non fu eseguita»[1]

Storia generale dei pirati, Dnaiel Defoe

Faceva troppo caldo nella grande casa, e quindi loro due uscirono sulla veranda. Una tempesta primaverile si stava addensando a occidente. Già scintillavano i fulmini e capricciose raffiche gelide di vento soffiavano su di loro, rinfrescandole. Sedevano decorosamente sul dondolo della veranda, madre e figlia, e discutevano di quando sarebbe tornato il marito della donna, perché si era messo per mare con il raccolto di tabacco verso la lontana Inghilterra.

Mary, che aveva tredici anni, così graziosa, così facilmente in allarme, disse: «Dico sul serio. Sono felice che tutti i pirati siano saliti al patibolo e il padre potrà tornare da noi sano e salvo».

Il sorriso di sua madre era gentile, e non si incrinò mentre diceva: «Non mi piace che si parli di pirati, Mary».

***

Da ragazza la vestirono come un maschietto, per nascondere lo scandalo di suo padre. Non indossò abiti da donna finché non fu su una nave con suo padre e con sua madre, la sua cameriera e amante che nel Nuovo Mondo avrebbe chiamato moglie, e non furono in viaggio da Cork fino alle Caroline.

Si innamorò per la prima volta, in quel viaggio, avvolta in stoffe a cui non era abituata, goffa nelle gonne sconosciute. Aveva undici anni e non fu un marinaio che rubò il suo cuore, ma la nave stessa: Anne si sedeva a prua e guardava l’Atlantico grigio rotolare sotto di loro, ascoltava le grida dei gabbiani e sentiva che l’Irlanda si allontanava di più ogni momento, portando con sé tutte le vecchie bugie.

Lasciò il suo amore quando sbarcarono, con rimpianto, e anche se suo padre prosperò nella nuova terra lei sognava il cigolio e lo schioccare delle vele.

Suo padre era un brav’uomo. Era stato contento che lei fosse tornata, e non parlò del tempo che aveva passato lontana: il giovane che aveva sposato e di come l’avesse portata a Providence. Era tornata alla sua famiglia tre anni più tardi, con un bambino in collo. Suo marito era morto, disse, e sebbene racconti e pettegolezzi abbondassero nemmeno la lingua più feroce poté suggerire che Annie Riley fosse la donna pirata Anne Bonny, il primo ufficiale[2] di Rackham il Rosso.

«Se ti fossi battuto come un uomo non avresti dovuto morire come un cane». Queste erano state le ultime parole di Anne Bonny all’uomo che le aveva messo la bambina in grembo, o così si diceva.

**

La signora Riley guardava i lampi rincorrersi e udiva il primo brontolare dei tuoni lontani. I suoi capelli erano ingrigiti, ora, e la sua pelle chiara come quella di qualunque donna locale di buona famiglia.

«Sembra il suono dei cannoni», disse Mary (Anne le aveva dato il nome di sua madre, e quello della sua migliore amica degli anni in cui era stata lontana dalla grande casa).

«Perché devi mai dire cose del genere?», le chiese sua madre, con disapprovazione. «In questa casa non si menziona il fuoco del cannone».

La prima pioggia di marzo cadde, proprio allora, e la signora Riley sorprese sua figlia alzandosi dalla sedia a dondolo della veranda e sporgendosi sotto la pioggia, così che le schizzò sulla faccia come gli spruzzi delle onde. Era molto insolito per una donna così rispettabile.

Mentre la pioggia le schizzava sul viso si rivide di là: capitana della sua propria nave, il cannoneggiamento attorno a lei, l’odore acre del fuoco della polvere da sparo che soffiava sulla brezza salata. Il ponte della sua nave era dipinto di rosso, per mascherare il sangue in battaglia. Il vento riempiva le sue vele fluttuanti con un rumore secco forte come il ruggito del cannone, mentre si preparavano ad abbordare il mercantile e prendere tutto ciò che desideravano, gioielli o denaro, e baci di fuoco col suo primo ufficiale quando la follia era compiuta…

«Madre?», disse Mary, «Credo davvero che stiate pensando a un grande segreto. Avete un sorriso così strano sul volto».

«Sciocchina, cuore mio[3]», disse sua madre. E poi disse: «Pensavo a tuo padre». Diceva la verità, e i venti di marzo soffiavano la follia attorno a loro.

Note

  1. Anne Bonny, catturata dalle autorità, avrebbe dovuto essere impiccata. Tuttavia era incinta e, secondo le leggi dell’epoca, questo le valse il rinvio della condanna a morte fino a dopo la nascita: non ci sono però notizie che la condanna sia stata eseguita, commutata o cancellata. La frase di Defoe si riferisce al fatto che, dopo essere scampata così alla forca, Anne sparisce totalmente dalla storia, mentre della sua amica Mary Reid conosciamo la sorte (morta di febbre in carcere dopo il parto). Gaiman si rifà a una tradizione secondo cui Anne sarebbe stata riscattata dal padre e sarebbe morta anziana e rispettabile nella Carolina del Sud (anche The republic of pirates dà, con qualche cautela, credito a questa ipotesi).
  2. In inglese il primo ufficiale è first mate, e mate vuol dire anche “compagno” in senso cameratesco, sentimentale o sessuale (to mate, riferito agli animali, vuol dire “accoppiarsi”). C’è un sottofondo intraducibile legato al fatto che Anne e Rackham erano amanti.
  3. In originale un vezzeggiativo, acushla. La parola è gaelica e riporta alle origini irlandesi, sopite ma anocra presenti, di Anne. Si tradurrebbe con “tesoro”, ma letteralmente vuol dire “sangue” o “vena”.

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