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Morire gonfi

Mi scuserete se oggi mi concedo una delle rare occasioni in cui questo blog ragiona di pancia.

Riflettevo stamattina, a proposito di tutti quelli che criticano Greta Thunberg perché sono di destra, perché sono di sinistra, perché sono troppo furbi, perché la linea non è quella giusta, perché i media, perché è vegana, perché c’è sotto qualcosa, perché gli prude il culo a rinunciare ai loro privilegi, perché sono saccenti, perché credono a Diego Fusaro, perché sono cretini, perché non vedono oltre il loro naso, perché pensano che se stringono forte forte gli occhi l’assassino non li vedrà e se ne andrà va, insomma tutti quelli lì, che intanto il cambiamento climatico va avanti e loro fermi: ecco riflettevo che se si potesse dire: «Ecco, quando creperete male verrò e vi dirò: Vedete che avevamo ragione? Coglioni! Adesso morite gonfi», allora magari andrebbe anche bene.

Invece gonfi ci moriremo tutti, e quindi il problema è tutto lì. Morissero solo loro saremmo salvi.

Che poi ovviamente non è vero: perché la morte non si augura a nessuno e a me dispiace se muore uno solo, figuriamoci i milioni e milioni che ci aspettano nel prossimo secolo e perfino tutta questa gente che, come diceva quello, sta al mondo solo perché c’è posto. E anche solo a pensare così, anche senza dirlo, si apre la strada alla violenza e non va bene.

Però cazzo, manco questa piccola soddisfazione.

Coglioni.

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3 pensieri riguardo “Morire gonfi

  • Ci stiamo confrontando con un problema difficilissimo. Si puo’ essere interessati alla protezione della natura se la si apprezza, la si apprezza se la si conosce. Ma piante ed animali vivono bene quando non sono troppo disturbati dagli uomini, quindi in posti poco abitati (non necessariamente disabitati!) e quindi vuol dire che possono essere conosciuti da poche persone.
    In aggiunta a questo, per conoscere e’ di grande aiuto anche “fare”. Le visite ai parchi naturali devono quasi per forza essere basate sul “guardare”; il “fare” eventualmente e’ sotto supervisione.
    In aggiunta le visite “toccata e fuga” sono un’esperienza molto limitata. Per prendere un po’ di confidenza con gli oggetti del mondo naturale occorrono mesi di contatto quotidiano (secondo me per questo le vacanze scolastiche estive di tre mesi vanno bene 🙂 ) e funziona meglio quando si puo’ sfruttare l’esperienza di quelli che le conoscono gia’. Per esempio e’ rischioso imparare a mangiare i corbezzoli da soli …

    Se si trascorre la propria vita in citta’ da quando si e’ nati, si ha l’impressione che solo quello che accade nella citta’ sia importante. L’immensa varieta’ delle cose che accadono fuori dalla citta’ non puo’ essere percepita, e neppure l’intelligenza degli animali selvatici.

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  • In senso positivo, un’istituzione grande e potente come l’Unione Europea puo’ fare delle cose buone da altri punti di vista. La politica che sta facendo sulla plastica mi pare buona. Ho fatto una breve ricerca in rete, partendo dall’informazione, che avevo, che le plastiche non riciclabili saranno gradualmente vietate, e ho trovato questo (in inglese): http://ec.europa.eu/environment/waste/plastic_waste.htm

    A parte: mi pare che un’istituzione stabile, cioe’ l’Unione Europea, possa fare delle politiche piu’ efficaci per la difesa dell’ambiente rispetto a un insieme di stati che devono mettersi d’accordo ogni volta.

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  • Pingback: A proposito del porta a porta – La casa di Roberto

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