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Quasi del tutto

Mi sembra opportuno segnalare l’intervento di Baricco pubblicato sul suo blog su Medium, The catcher, come un contributo sulla situazione politica e sociale da parte di un intellettuale certamente non sospettabile di populismo che però scrive cose piuttosto indigeste all’establishment culturale e politico.

Ci sono molti difetti – anche pregi, intendiamoci – in Baricco e nel suo modo di fare cultura con l’obiettivo di avere successo, e qualcuno di questi difetti sta anche nell’articolo, per esempio una certa disinvoltura nelle argomentazioni e l”attenzione a trainare il suo ultimo libro, The game (che, peraltro, ho preso e sto leggendo perché le tre pagine a caso aperte in libreria hanno avuto la meglio sul mio iniziale scetticismo; lo sto trovando un’analisi dei videogame e della cultura digitale spesso irritante ma senz’altro migliore del 99,9999999% di quello che si trova in giro).

Però l’articolo è notevole per una analisi piuttosto condivisibile del momento attuale e anche per la sua capacità di prendere di petto l’ambiente culturale dal quale lo stesso Baricco in fondo proviene.

Al volo, ci sono due difetti: uno è che quando parla di accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi e di storture del sistema economico sottovaluta o ignora del tutto quanta parte in questo abbia il sistema finanziario, che è qualcosa di più preciso di

La sua idea di sviluppo e di progresso […] lascia il centro del gioco a potenze economiche scarsamente controllabili.

L’altro difetto è che quando definisce le élite come

Capiamoci su chi sono queste famose élites. Il medico, l’insegnante universitario, l’imprenditore, i dirigenti dell’azienda in cui lavoriamo, il Sindaco della vostra città, gli avvocati, i broker, molti giornalisti, molti artisti di successo, molti preti, molti politici, quelli che stanno nei consigli d’amministrazione, una buona parte di quelli che allo stadio vanno in tribuna, tutti quelli che hanno in casa più di 500 libri: potrei andare avanti per pagine, ma ci siamo capiti. I confini della categoria possono essere labili, ma insomma, le élites sono loro, son quegli umani lì.
Sono pochi (negli Stati Uniti sono uno su dieci), possiedono una bella fetta del denaro che c’è (negli Stati Uniti hanno otto dollari su dieci, e non sto scherzando), occupano gran parte dei posti di potere. Riassumendo: una minoranza ricca e molto potente
Osservati da vicino, si rivelano essere, per lo più, umani che studiano molto, impegnati socialmente, educati, puliti, ragionevoli, colti. I soldi che spendono li hanno in parte ereditati, ma in parte li guadagnano ogni giorno, facendosi un mazzo così. Amano il loro Paese, credono nella meritocrazia, nella cultura e in un certo rispetto delle regole. Possono essere di sinistra come di destra.

opera una semplificazione piuttosto discutibile: perché in realtà il blocco sociale che Baricco interpreta come élite comprende due parti: una sono i ricchi e davvero privilegiati propriamente intesi, l’altra è tutto un mondo borghese di gente che sbarca il lunario, che condivide più il linguaggio delle élite che i suoi contenuti e che nella polarizzazione attuale ha scelto – con un errore epocale – di legare il proprio destino alla casta. Fra l’insegnante e il capitano d’industria c’è una differenza di classe ineliminabile: il fatto che l’insegnante non lo percepisca e che, per non andare con la destra insurrezionale, scelga la destra delle élite, è il disastro della sinistra attuale.

Con tutto questo l’articolo è condivisibile per quattro quinti della sua lunghezza e certamente una lettura molto consigliata. Nell’ultima parte, però, spira un vento di tragedia: perché alla fine arriva per forza la necessità della parte costruttiva,

Così attraversiamo tempi cupi, e siamo come terra in cui passano eserciti, saccheggiando. Nessuno sembra in grado di vincere, per cui è difficile vedere la fine. Ogni giorno che passa, diminuiscono le scorte: di forza, di bellezza, di rispetto, di umanità, perfino di umorismo. Niente che non abbiamo già vissuto, in passato: ma noi che non immaginavamo questo, è questo che dobbiamo proprio vivere? C’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare l’inerzia di questa disfatta?

e Baricco, come molti intellettuali del momento, non ha granché di soluzione a portata di mano. E quindi è costretto a limitarsi a un appello che contiene cose anche condivisibili ma che manca del pezzo centrale:s e sinora queste cose non si sono fatte, perché dovrebbero accadere ora?

Che io sappia, ammettere che la gente ha ragione. Riprendere contatto con la realtà e accorgersi del casino che abbiamo combinato. Mettersi immediatamente al lavoro per ridistribuire la ricchezza. Tornare a occuparci di giustizia sociale. Staccare la spina alle vecchie élites novecentesche e affidarsi alle intelligenze figlie del Game: farlo con la dovuta eleganza ma con ferocia. Dare un significato nuovo a parole come progresso e sviluppo, quello che hanno è ormai avvelenato. Liberare le intelligenze capaci di portarci fuori dal pensiero unico del There Is No Alternative. Smetterla di dare alla politica tutta l’importanza che le diamo: non passa da lì la nostra felicità. Tornare a fidarci di coloro che sanno, appena vedremo che non sono più gli stessi. Buttare via i numeri con cui misuriamo il mondo (primo fra tutti l’assurdo Pil) e coniare nuovi metri e misure che siano all’altezza delle nostre vite. Riacquistare immediatamente fiducia nella cultura, tutti, e investire sull’educazione, sempre. Non smettere di leggere libri, tutti, fino a quando l’immagine di una nave piena di profughi e senza un porto sarà un’immagine che ci fa vomitare. Entrare nel Game, senza paura, affinché ogni nostra inclinazione, anche la più personale o fragile, vada a comporre la rotta che sarà del mondo intero. Usarlo, il Game, come una grande chance di cambiamento invece che come un alibi per ritirarci nelle nostre biblioteche o generare diseguaglianze economiche ancora più grandi. Ritirare su tutti i muri che abbiamo abbattuto troppo presto; abbatterli di nuovo non appena tutti saranno in grado di vivere senza di loro.

Lettura consigliata (consigliatissima), ad ogni modo.

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