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Lupi mannari e corruttori

Una discussione di ieri sulla responsabilità politica (che è cosa diversa da quella giudiziaria) a proposito degli arresti nella faccenda del nuovo stadio della Roma mi ha fatto tornare in mente una cosa che volevo dire tempo fa quando si è discusso della proposta di Davigo (e altri) di utilizzare agenti che vadano in giro a adescare funzionari pubblici offrendo denaro in cambio di favori: chi accetta viene arrestato.

In realtà la cosa non è proprio così e la discussione è certamente più complessa, però in realtà la cosa che volevo dire non c’entra particolarmente, quindi mi sento tranquillo ad andare avanti.

Nonnina, che barba lunga che haI

Il fatto, mi pare, è che proposte come queste rivelano un pensiero in sottofondo che sembra ritenere che il corrotto (e il corruttore) sia, non so come dire, un insospettabile. Una specie di lupo mannaro che normalmente è indistinguibile dalle persone normali ma che, in determinate condizioni, rivela il suo volto mostruoso e terrificante. Perciò ha senso andare in giro a toccare con l’argento degli sconosciuti, o offrirgli tangenti, per vedere se in questo modo si trasformano.

È questa idea di insospettabilità che non mi convince: per dire, quando ero molto giovane nell’Azione Cattolica mi rendevo conto che alcune persone, per quanto note e popolari, non venivano invitate a tenere relazioni o condurre incontri. In parte, ovviamente, era perché potevano essere considerate non competenti o non particolarmente interessanti o condivisibili su quel determinato argomento, ma in parte era certamente perché, fra vedere e non vedere, i dirigenti più anziani preferivano, sostanzialmente, non averci niente a che fare. In tutti gli ambienti che ho frequentato successivamente non è che le cose si siano mai presentate in maniera sostanzialmente differente, che si trattasse di ambienti ecclesiali o di organizzazioni politiche o di volontariato o di Banca Etica o dei Fabbricastorie: c’è sempre gente con cui non vuoi avere niente a che fare e gente che ci tratti ma con un po’ di cautela in più del normale. E per forza più invecchi e più un po’ ti fai il tuo database: vai in giro, ti senti raccontare delle cose, vedi dei comportamenti e li metti insieme a quello che ti è stato detto in altri momenti e che hai visto in altre situazioni, ti ricordi chi è parente di chi e ci hai visto in giro con chi: non c’è mai niente di criminale, non stiamo parlando di questo, però credo che tutti quelli che hanno una media competenza sanno più o meno nella loro città chi fa affari e chi non li fa, chi prende scorciatoie e chi no, con chi può fare patti senza andare in galera e con chi è meglio non prendere neanche un aperitivo.

Il che non vuol dire sempre: mi ricordo una volta che mi sono trovato in maniera inaspettata in una pizzeria con gente che andava e veniva e baciava le mani e parlava di appalti, e mi sono chiesto se un giorno li avrebbero messi tutti in galera e qualcuno avrebbe tirato fuori una foto mia al tavolo con loro come Andreotti alla festa dei mafiosi, con la differenza che Andreotti non ci capitava inconsapevolmente. E la vita è sempre complicata, però insomma: io all’idea che i fenomeni corruttivi si svolgano in un loro mondo sottotraccia, sconosciuto e inconoscibile non ci credo.

Così come non credo ai lupi mannari, ecco.

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