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Del perché non si può affidare l’Unico Anello alla finanza etica

Mi ha molto colpito, l’altro giorno, il fatto che quasi negli stessi momenti nei quali condividevo su Facebook la notizia dei buoni risultati semestrali di bilancio di Banca Etica, mi veniva raccontato che alcune delle nostre realtà locali più significative dell’economia sociale e alternativa versano in cattive acque.

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Sotto un certo punto di vista uno potrebbe pensare che, nel pesare le due notizie, la mia personale bilancia debba pendere sul lato positivo: dopotutto io sono impegnato (e ho investito) in Banca Etica, non in quelle altre realtà, giusto?

In realtà non sono convinto, e tendo al pessimismo (caso strano, Roberto!). La notizia è l’ennesimo elemento di un quadro, dove stanno insieme tanti tasselli grandi e piccoli, che mi fa pensare che i nostri mondi di riferimento – nostri della Banca – sono in crisi: dalla cooperazione sociale alla comunità cristiana più impegnata, dalle ONG al biologico, dal volontariato al commercio equo c’è chi è sotto attacco, chi lamenta crisi di credibilità, chi fatica ad adattarsi a situazioni di mercato cambiate, chi corre il rischio di istituzionalizzarsi o perdere capacità innovativa. Sono meccanismi di lunga lena e non è che in tutto questo mondo non ci sia chi ancora tiene botta – da un punto di vista ideale, economico, o politico – però a me pare che i segnali ci sono tutti.

La finanza etica – a proposito: giova ricordare che Banca Etica non è tutta la finanza etica, e per una semestrale di cassa ottima che facciamo ci sono magari altre realtà diverse dalla Banca con prestazioni meno scintillanti – lavora in quella che è la madre di tutte le questioni, quindi uno potrebbe pensare che è sul nostro territorio che si gioca la partita più importante: riforma la finanza e tutto il resto comincerà ad andare a posto. In parte è ovviamente vero: per dire, la crisi che stiamo vivendo ha una genesi che è finanziaria, non solo dal punto di vista delle cause prossime (i mutui subprime, i debiti sovrani) ma anche e soprattutto per lo strapotere acquisito negli ultimi tre decenni dall’economia finanziaria rispetto a quella reale.

Però non sono convinto che questa partita la possiamo vincere da soli, né che basti l’appoggio generale e la stima dell’opinione pubblica, l’interesse crescente di tanti clienti che magari non sono mai entrati in una Bottega del Commercio Equo, non sono mai stati soci di un GAS, non hanno mai fatto volontariato né sono stati scout, ma hanno una loro personale tensione etica e sono disgustati dal sistema finanziario tradizionale: sono una grande forza, ma temo insufficiente se non tenuti insieme – o almeno rappresentati – da altri collanti, ideali e organizzativi.

Quando mi hanno raccontato della crisi di un certo numero di realtà cagliaritane, mi è tornato in mente un episodio del Signore degli Anelli.

Probabilmente era più adatto Gramsci, ma ognuno si arrangia come può.

Tolkien racconta che durante il Consiglio di Elrond, nel quale i popoli liberi della Terra devono decidere cosa fare con l’Anello del Potere (un bel problema: non lo si può tenere fermo o nascosto, non lo si può usare…) un consigliere propone di consegnare l’Anello a Tom Bombadil, una specie di spirito primigenio comparso alcuni capitoli prima (la traduzione è quella classica di Vicky Alliata):

«Sembrerebbe che nulla lo spaventi all’interno di quelle frontiere», disse Erestor, «Non può egli prendere l’Anello e conservarlo lì, per sempre innocuo?».

Ok, dopo sono andato a rileggere l’episodio per bene e la similitudine non regge fino in fondo; ma facciamo finta che Bombadil sia la finanza etica: uno spirito primigenio fortissimo, che passa di successo in successo e, nel suo piccolo recinto, non teme nemmeno il grande capital… ehm, l’Oscuro Signore. Possiamo affidargli l’Unico Anello, cioè la buona battaglia, la questione delle questioni, l’esito del mondo?

Il problema è che quelle frontiere sono sicure anche perché, fuori, c’è tutto il resto. Come osserva alla fine l’eroe Glorfindel:

«Il Signore degli Anelli verrebbe prima o poi a conoscenza del nascondiglio, rivolgendogli contro tutta la sua potenza. Potrebbe Bombadil da solo sfidare un solo potere? Non credo. Credo che infine, se tutto il resto fosse soggiogato, Bombadil cadrebbe anch’egli, Ultimo così come fu il Primo; ed allora giungerà la Notte».

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