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Ti faccio nero, pedone…

Negli Stati Uniti, se sei un nativo americano, nero, ispanico o povero hai più probabilità di essere investito mentre attraversi la strada.

Mi devo scusare per il pessimo gioco di parole del titolo: volevo semplicemente raccontarvi che, seguendo l’interesse già mostrato in questo blog per i temi della sicurezza stradale, ho trovato sul sito Governing un articolo dello scorso marzo che riporta i risultati di due studi, condotti rispettivamente a Portland e Las Vegas, che cercano di capire perché i tassi di morti per investimento stradale siano sproporzionatamente distorti a sfavore delle minoranze razziali: i neri sono il 12% della popolazione ma rappresentano il 19% delle vittime, gli ispanici il 17% ma hanno il 21,5% dei morti, e così via (quelli messi peggio sono i nativi americani, ancora una volta). I dati variano abbastanza su e giù per gli Stati Uniti, ma questa verità regge nella maggior parte degli stati.

Il dato è probabilmente da accoppiare al fatto che la maggior parte delle morti per investimento stradale si verificano nei quartieri più poveri (che sono evidentemente più popolati dalle minoranze), ma questo non è ancora una spiegazione.

Uno potrebbe pensare, per esempio, che tutti questi poveri pedoni investiti sono vittime di gangster e trafficanti di droga che si sa, guidano sotto l’influenza di sostanze pisicotrope e alcool e impegnati a sparacchiarsi a vicenda finché non ci va di mezzo la vecchina o il bambino – salvi i rari casi nei quali passa di là provvidenzialmente l’Uomo Ragno o uno dei suoi colleghi.

Oppure, più seriamente, si può ritenere che che i quartieri poveri siano anche meno forniti di infrastrutture, marciapiedi, semafori e altre misure di sicurezza del genere (qualche mia esperienza in quartieri popolari cittadini mi suggerirebbe anche l’idea di una ignoranza di base delle regole di sicurezza stradale, ma se proseguite nella lettura scoprirete che è un mio pregiudizio).

In realtà i due studi sembrano suggerire che possano essere all’opera anche meccanismi di altro genere. Per esempio, lo studio di Portland prevedeva di verificare se, vedendo un pedone bianco e nero sporgersi dal marciapiede con la palese idea di attraversare, gli automobilisti manifestavano reazioni diverse.  Lo studio non ha trovato grosse differenze nel comportamento fra le prime macchine che arrivavano (più o meno la metà si fermava), ma nel caso che la prima macchina non si fermasse, al nero toccava aspettare il doppio del tempo del bianco perché una macchina successiva lo lasciasse passare: gli automobilisti, evidentemente, prendevano come scusa la maleducazione di chi li precedeva per non fermarsi neanche loro.

Incuriositi da questo studio i ricercatori di Portland hanno messo a confronto due donne, una nera e una bianca, di corporatura e altezza simili, vestite con gli stessi abiti poco appariscenti, che tentavano di attraversare la strada all’incrocio, prima in un quartiere e poi in un altro, uno ricco e uno povero.

L’esperimento non era proprio equilibrato: nel quartiere ricco la strada era più larga (sei corsie) e aveva un limite di velocità di circa 70 km/h; nel quartiere povero c’erano solo quattro corsie e un limite di circa 50 km/h.

I risultati sono che

gli automobilisti nel quartiere povero erano più disponibili degli automobilisti nel quartiere più ricco. A prescindere dalla razza, l’auto più prossima al marciapiede si è fermata il 70% delle volte per far passare il pedone, rispetto a solo il 52% del quartiere ricco.

Naturalmente si può pensare che la cosa dipenda dal fatto che, essendoci un limite di velocità più alto, gli automobilisti del quartiere ricco fossero più lanciati (però, ricordiamo, eravamo a un incrocio) e perciò avessero più difficoltà o esitazioni a fermarsi. Però il punto soprattutto è che

gli automobilisti nel quartiere con le strade col limite di velocità più rigido non hanno mostrato differenze nel reagire ai differenti pedoni

mentre

Il risultato più allarmante per i ricercatori è stato che, quando le donne erano in mezzo alla strada, le auto nel quartiere ricco con le strade più ampie e veloci avevano una probabilità di fermarsi per la passante nera sette volte minore che per una passante bianca.

Anche se quando le donne erano ancora sul marciapiede in realtà il risultato, anche se con lievi differenze fra le due donne, si capovolgeva.

È tutto molto strano (o forse no?), però vedo che è un campo di studi che si sta sviluppando: seguendo una citazione dell’articolo sono andato a vedermene un altro, che riporta uno studio californiano del 2012 , nel quale alcuni ricercatori si sono messi a un incrocio (in California è obbligatorio dare la precedenza ai pedoni) e hanno registrato le reazioni degli automobilisti a un pedone che al loro passaggio metteva un piede sulla strada, come se volesse attraversare.

I risultati in qualche modo confermano e integrano quelli dello studio di Las Vegas. Otto automobilisti su dieci si fermavano per far passare il pedone, ma i ricercatori si sono preoccupati soprattutto di catalogare chi non si fermava. Ovviamente (avevate dubbi?) gli uomini si fermano meno delle donne, ma soprattutto in questa situazione l’auto che si guida è un indizio molto significativo: se guidate una carretta vi fermerete sicuramente, se guidate una BMW o una Mercedes di alta gamma… molto meno, il che vuol dire, presumibilmente, che i ricchi si considerano i padroni della strada (chissà perché, la cosa mi stupisce tanto quanto).

Parentesi: ho scoperto con l’occasione che negli Stati Uniti i guidatori di BMW sono universalmente considerati dei cafoni, con tanto di meme specifici a loro dedicati (il mio preferito: Se pensi che la tua vita sia inutile, pensa che c’è qualcuno che monta le frecce sulle BMW; quelli basati sulla teoria che l’auto è una compensazione alle mancanze in certe dimensioni fisiche ve li risparmio).

Fatta tutta questa discussione, in realtà, le conclusioni degli esperti vanno in direzione abbastanza diversa da quella che ci si potrebbe aspettare. vedo che infatti nessuno si concentra sull’educazione alla parità razziale. Piuttosto, come le cose che riguardano i turisti, la chiave di una maggiore sicurezza per i pedoni starebbe in interventi strutturali, che rendano più evidenti i pedoni, tutti i pedoni, e soprattutto nel limitare la velocità di circolazione, in modo da dare più ampi margini di preavviso agli automobilisti e quindi di analisi razionale delle situazioni, sfavorendo così le reazioni istintive dettate dalla fretta, nelle quali pregiudizi e altre meccanismi automatici possono spingere a valutazioni errate delle situazioni.

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