CoordinateIl pensieroPoliticaStrange days

Chi è Nate Silver, e perché parla male… di loro?

A margine della vittoria di Barack Obama alle elezioni presidenziali americane si è sviluppata una polemica che ha coinvolto un buon numero di osservatori e di esperti politici. La controversia si è incentrata su Nate Silver, un matematico che ha sostenuto prima delle elezioni, in maniera abbastanza inaspettata, che non c’era alcun testa a testa ma che Obama era chiaramente in vantaggio. Il che ha suscitato reazioni feroci e una buona quantità di derisioni.

Il risultato delle sue previsioni è stato questo:

 

 

 

 

 

 

cioè ha indovinato il risultato di tutti i 50 stati degli USA. Il che in prospettiva pone dei problemi anche ai network e ai loro esperti. Un articolo interessante invece più dal punto di vista scientifico è questo.

Fra tutti gli articoli che trattano della controversia ce n’è uno che parla di intelligenza artificiale, ruolo dei computer e altro, che mi è sembrato interessante e che traduco qui sotto. L’articolo originale è questo. C’è un interessante (e pesante) uso di paradigmi scientisti, e non so se condivido tutto – una chiosa all’articolo che vi riporto, con alcune precisazioni e correzioni, la trovate invece qui – ma mi sembrava interessante proporre l’articolo orginale.

E per chiudere, così come ci sono da tempo i Chuck Norris Facts, cominciano a girare anche i Nate Silver facts: il mio preferito è Nate Silver sa quando GRR Martin concluderà la sua saga fantasy. Altri li trovate in questo articolo.

E ora, la traduzione:

Esperti e politologi, soprattutto repubblicani, hanno avuto un travaso di bile quando Nate Silver, un blogger ed esperto di statistica del New York Times, ha predetto che Barack Obama avrebbe ottenuto la rielezione.

Ma Silver aveva ragione e i politologi torto – e l’effetto di tutto questo non riguarda solo la politica.

Silver ha vinto a causa, uhm, della scienza. Come ha fatto notare il nostro (del sito ReadWrite da cui proviene l’articolo, NdRufusDan Rowinski, la metodologia di Silver è utta basata sui dati. «Prende database complessi e applica metodi analitici logici» ai dati. Sono semplicemente numeri.

Silver tiene il blog FiveThirtyEight, che è pubblicato dal Times. Nel 2008 predisse le elezioni presidenziali con incredibile accuratezza, individuando correttamente il risultato di 49 stati su 50. Ma quest’anno ha azzeccato un risultato perfetto, 50 su 50, arrivando in molti casi fino a indicare con esatteza i margini di distacco. La sua sconcertante accuratezza sulle elezioni di qeust’anno raprpesenta ciò che Rowinski definisce la vittoria della «logica sulla politiologia».

In realtà è più di questo. Considerate il fatto che prima di dedicarsi alla politica nel 2007 e 2008, Silver si occupava di usare modelli informatici per fare previsioni sul baseball. Cosa succede quando un ragazzino di borgata fisasato col baseball può semplicemente permettersi di guadare il campo politico e fare il mazzo a esperti di lunga data che hanno passato tutta la loro vita a commentare i fatti politici?

Vuol dire che sta succedendo qualcosa di grosso.

Uomo contro macchina

Stiamo parlando del trionfo della macchina e del software sulle sensazioni a fior di pelle.

L’epoca del vodooè finita. L’era in cui si poteva parlare di qualcosa come di una “arte esoterica” è terminata. In un modo di grandi computere grandi database, non c’è esoterismo.

E grazie a Dio per questo. Uno dopo l’altro, i computer e le eprsone che sanno come usarli stanno abbattendo quelle nozioni folli riguardo a sensazioni a pelle e intuizioni a cui glu uomini amano aggrapparsi. Per fin troppo tempo abbiamo utilizzato questa logica instabile a ogni cosa, da roba sciocca come gli sport fino a cose importanti come la medicina.

Un giorno, spero presto, entreremo nell’era delle macchine intelligenti, quando la vera intelligenza artificiale diventerà realtà, e quando guarderemo indietro all’ultimo XX secolo e alla prima parte del XXI ci sembreranno medievali nella loro ingenuità e affidamento alla superstizione.

Ciò che più mi stupisce è la reazione e l’isteria che avviene ogni volta che le “arti oscure” vengono spodestate da un particolare settore. Guardate Moneyball (o leggete il libro) e vedrete la vecchia guardia (in questo caso, gli scopritori di talenti del baseball) reagire con furia nel momento in cui si resero conto che i computer potevano fare il loro lavoro meglio di loro (naturalmente non sono i computer, sono persone che sanno usare i computer).

Abbiamo visto la stessa cosa quando Deep Blue ha battuto Garry Kasparov nel 1997. L’abbiamo visto quando Watson ha battuto concorrenti umani a Jeopardy! (Watson è una sorta di intelligenza artificiale; Jeopardy! un quiz televisivo americano).

Sta succedendo nella pubblicità, che era magia ma sta divenendo via via un gioco numerico gestito da calcolatori. Sta succedendo anche nel mio settore, la comunicazione, suscitando lo stesso tipo di reazioni di reazioni furiose dei talent scout del baseball in Moneyball.

Chi è disposto a credere che le macchine possono dirci quali storie scrivere, o quali storie le persone vogliono leggere? Chi è disposto a credere che le macchine possono davvero scrivere storie? Però lo fanno. Forbes, il mio precedente datore di lavoro, ha iniziato a pubblicare storie generate dal computer, nei mesi scorsi.

Colpo di coda

Ogni volta che questo accade ci sono balbettii e indignazione. Quando si elimina la retorica, il nocciolo è sempre la stessa paura – che le macchine tolgano il lavoro agli uomini. I talent scout vogliono continuare a lavorare. Così i giornalisti e i maestri di scacchi.

E così i politologi, ma dopo queste elezioni sta diventando più difficile capire che ruolo dovrebbero giocare.

Perché stare a sentire Joe Scarborough e compagnia sul Morning Joe show della MSNBC che dicono banalità su chi vincerà e perché, quando Nate Silver e i suoi computer possono darvi la risposta esatta? 

Scarborough ha scommesso 2000 dollari con Silver sui risultati delle elezioni, dopo averlo accusato di essere un «ideologo» che prediceva la vittoria di Obama semplicemente perché era ciò che SIlver voleva accadesse.

Scarborough ha perso ben più che due bigliettoni. Ha perso il suo motivo di esistere, e ha coinvolto molti altri nella sua caduta.

È Scarborough, non Silver, che si rivela un ideologo che si nutre di desideri. Nate Silver e le sue macchine possono non mettere ancora Scarborough e la sua genia fuori mercato – c’è un sacco di tempo di programmazione da riempire, e i chiacchieroni servono per questo.

Ma Silver ha rivelato questa gente per quel che è: propagandisti e intrattenitori.

E va bene. Abbiamo bisogno di intrattenitori. I computer non hanno imparato a farlo, ancora.

Per il momento, almeno.

Facebook Comments

11 pensieri riguardo “Chi è Nate Silver, e perché parla male… di loro?

  • Ogni previsione sulle elezioni cambia il risultato delle elezioni 😉

    Rispondi
  • È un adattamento da N. Wiener, La cibernetica (la frase originale e’ qualcosa come “ogni ricerca sulla Borsa cambia il funzionamento della Borsa”)

    Rispondi
  • Fa piuttosto impressione, tuttavia sono le solite esagerazioni. Quello che Nate fa è porre il materiale politico in numeri ed equazioni, al fine di stabilire delle reazioni delle masse in senso numerico. Non si tratta di una novità in sè, le masse si muovono e ragionano in maniera prevedibile (ovviamente per chi conosce tale scienza), la novità è semmai l’uso così sistematico e preciso di tale modello.
    E’ anche vero che, mentre alcune persone sono in grado di capire, al di là della propria opinione, come funzionano le reazioni delle masse, alcune persone purtroppo non riescono a scindere la propria moralità dalla valutazione oggettiva dei comportamenti del popolo. In tal senso cosa vi è di più oggettivo della matematica?
    Naturalmente poi è sempre l’uomo ad elaborare i sistemi informatico matematici per riuscire a dedurre risultati accurati. Non è un lavoro fatto da uno Skynet senziente…

    Rispondi
    • Sono sempre gli uomini, mai gli oggetti, e tanto meno i software. In realtà la metodologia matematica è spiegata in uno degli articoli collaterali citati (quello definito “più interessante dal punto di vista scientifico”).

      Rispondi
      • Ok, allora lo riposto, perche’ quello formattato correttamente era il secondo (solo una frase in corsivo). Gentilmente cancelleresti il primo?

        Rispondi
        • Ho preso il vizio, lo ho lasciato doppio di nuovo. Quello giusto e’ il secondo …

          Rispondi
  • Sono riuscito a trovare la citazione, i puntini ovviamente indicano parti che ho saltato : “All the great successes in precise science have been made in fields where there is a certain degree of isolation of the phenomenon from the observer. … [I]n the case of astronomy this may result from the enormous scale of certain phenomena with respect to man … . In modern atomic physics, on the other hand, …, it is true that anything we do will have an influence on many individual particles which is great from the point of view of that particle. However, we do not live on the scale of the particles concerned, either in space or in time; and the events that might be of greatest significance from the point of view of an observer conforming to their scale of existence appear to us … only as average mass effects in which enormous populations of particles cooperate. As far as these effects are concerned, the intervals of time concerned are large from the point of view of the individual particle and its motion, and our statistical theories have an admirably adequate basis. … It is in the social sciences that the coupling between the observed phenomenon and the observer is hardest to minimize. On the one hand, the observer is able to exert a considerable influence on the phenomena that come to his attention. With all respect to the intelligence, skill, and honesty of purpose of my anthropologist friends, I cannot think that any community which they have investigated will ever be quite the same afterward. Many a missionary has fixed his own misunderstandings of a primitive language as law eternal in the process of reducing it to writing. There is much in the social habits of a people which is dispersed and distorted by the mere act of making inquiries about it……In other words, in the social sciences we have to deal with short statistical runs, nor can we be sure that a considerable part of what we observe is not an artifact of our own creation. An investigation of the stock market is likely to upset the stock market. We are too much in tune with the objects of our investigation to be good probes….. There is much which we must leave, whether we like it or not, to the un-”scientific,” narrative method of the professional historian.”

    Rispondi
  • Pingback: La strage dei sondaggi – La casa di Roberto

  • Pingback: Una cornice per l’azione – La casa di Roberto

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito usa cookie o permette l'uso di cookie di terze parti per una vasta serie di funzionalità, senza le quali non potrebbe funzionare con altrettanta efficacia. Se prosegui nella navigazione, scorri questa pagina, clicchi sui link presenti nel sito, commenti un contenuto, condividi una pagina o un articolo, scarichi un file, visualizzi un video o utilizzi un'altra funzione presente su questo sito stai probabilmente attivando un cookie e acconsenti quindi implicitamente all'utilizzo di cookie. Per capirne di più o negare il consenso leggi la cookie policy - e le informazioni sulla osservanza della GDPR

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi