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Un bilancio onesto cercasi. E partecipato

Davide CartaVenerdì scorso Davide Carta, un consigliere comunale del PD che conosco da una vita e che stimo, ha pubblicato su Facebook una anticipazione del suo intervento alla direzione cittadina del PD, nella quale intendeva sostenere l’appoggio alla ricandidatura a sindaco di Massimo Zedda.

Sono rimasto molto colpito dai commenti sotto la nota di Davide. Fatta la tara ai giornalisti di parte avversa, ai tifosi delle opposte fazioni e ai fake di professione – tutte cose che è lecito aspettarsi – rimaneva infatti una dose significativa di perplessità da parte di persone che, cinque anni fa, erano certamente parte della maggioranza che ha vinto le elezioni: anzi, la cosa interessante è che alcuni formalmente fanno ancora parte della maggioranza eppure erano evidentemente in disaccordo con Davide.

Ora: non credo che sia un mistero per nessuno che quella maggioranza, o almeno le motivazioni politiche che l’avevano creata, di fatto non esiste più. Il motivo va ovviamente ricercato a livello nazionale ed è tutto interno al PD: il partito di Renzi non è il partito di Bersani, c’è una mutazione genetica in atto e il progetto politico che portò a eleggere Zedda, Pisapia o De Magistris non è più nelle cose. Pisapia non si ricandida, Zedda sì e questo pone SEL nella curiosa situazione di esultare per la costituzione, l’altro ieri, di un nuovo soggetto politico alternativo al PD ma di predisporsi a farci alleanze al livello locale.

Dice: ma il livello amministrativo non è quello nazionale. Vero. Ma sarebbe da ingenui o da malfidati non sapere che il voto di un capoluogo di regione come Cagliari ha un valore che è squisitamente politico: non stiamo parlando delle liste civiche di un comune di meno di cinquecento abitanti. E politicamente oggi il PD è per molti indigeribile, al di là della stima che si può tributare a singoli suoi esponenti. Perdiana, ma l’avete letta l‘Unità? E davvero pensate che si possa votare a cuor leggero un partito che ha un organo di stampa del genere?

No, davvero: non c’è bisogno di scomodare la riforma costituzionale o la buona scuola. Basta il ritornello sui gufi.

Peraltro: Davide è un bravo capogruppo con molto senso politico e capacità di unire, ma il caso di Quartu dovrebbe suggerire che anche sul livello locale a proposito del PD è lecito avere molte perplessità. Per non parlare del fatto che, come diversi hanno fatto notare a Davide, esiste sul sindaco un punto di tipo giudiziario che obiettivamente non si può negare e che è significativo in sé, indipendentemente dalle valutazioni di tipo nazionale.

E quindi la divisione della vecchia maggioranza di centro-sinistra del Comune di Cagliari in una componente di sinistra e una di centro mi pare nelle cose, non ci trovo niente di cui stupirsi.

Ah già. Dice anche: finirete per far vincere la destra. Oppure: le solite scissioni suicide a sinistra.

Allora: trovo probabile che il gruppo o i gruppi che stanno cercando di creare nuovi spazi a sinistra non vinceranno le prossime elezioni. Mi spiace dirlo perché ci si stanno impegnando amici carissimi, ma è obiettivamente probabile. Ed è anche possibile che se Renzi è il maestro del nuovo trasformismo Fassina e Vendola possano ambire al massimo al ruolo che all’epoca ricoprirono i “cinque Pentarchi” e non è proprio un paragone lusinghiero (studiatela, la storia, ché serve…).

Ma il punto non è questo: è che la mozione a unirsi turandosi il naso per sconfiggere le destre l’ha resa definitivamente impraticabile D’Alema con Berlusconi, dimostrando che è un rimedio peggiore del male. E quindi non la si può proporre senza fare ridere e meglio è per il bene comune che la gente si opponga ma almeno partecipi piuttosto che astenersi. E se un partito è indigeribile o impresentabile non lo si può votare, punto. Dopo Massidda magari si farà altro: e se vince Massidda vuol dire che il progetto politico che gli si è opposto non era abbastanza forte, non è mica colpa di chi non si è fatto convincere. E anche se si perde, pazienza: non è che gli archi politici devono durare al massimo fino alla prossima elezione; si possono anche concepire progetti più ambiziosi.

Ecco, casomai questa può essere la perplessità sui progetti politici che nascono a sinistra in questi giorni a Cagliari: che sarebbe il caso che avessero un orizzonte dichiaratamente più vasto delle prossime elezioni. Mi pare che Ingroia sia bastato.

Ma non è di questo che voglio parlare.

Il futuro, ragazzi, è nella mente di Dio. Ognuno farà le sue scelte e sarà quel che sarà.

Ma il passato è nostro. O vostro, non saprei. In senso collettivo: è di quelli che quella maggioranza l’hanno fatta. Qualunque percorso differente si prenda, soprattutto se la divisione ha un elemento di innesco sostanzialmente fuori del livello locale, niente può negare il fatto che coloro che domani saranno divisi sono stati insieme nella stessa maggioranza per quattro anni.

Orpo: probabilmente staranno insieme fino quasi alle prossime elezioni.

E quindi io credo che i cittadini che sono stati elettori di Massimo Zedda, quattro anni fa, abbiano diritto a un bilancio collettivo della maggioranza su ciò che è stato fatto, ciò che non è stato fatto, com’è andata e insomma quali conclusioni si possono trarre da questa azione amministrativa (e politica, vivaddio).

E il momento per farlo è questo: non si può mica fare sotto elezioni, quando la presenza di due o più gruppi originati dall’attuale maggioranza in competizione porterà per forza ad accollarsi reciprocamente errori e fallimenti, a sminuire i risultati o a ingigantirli: è nelle cose della propaganda elettorale.

Adesso è già quasi troppo tardi, ma forse si può ancora fare e secondo me sarebbe necessario.

Non uso mail blog per farmi gli affari degli altri.

Cioè: quasi mai.

Va bene, mai.

Comunque.

Se posso ambire al ruolo di intellettuale per quanto minore di questa città mi permetto di dirlo: servirebbe una verifica condivisa dell’esperienza della prima amministrazione Zedda.

Sarebbe, questo sì, un segnale politico interessante. Per mille motivi: non ultimo per un mutuo riconoscimento politico. E perché permetterebbe a ciascuno di decidere in maniera più consapevole da quale delle due, tre parti stare, nel futuro.

Sarebbe un esercizio di buona politica, secondo me.

Oltretutto non capita mica spesso che a Cagliari ci sia una maggioranza come questa. Che la prossima volta magari capita fra un po’ e sapere cosa è successo questa volta potrebbe essere utile.

Pacatamente, serenamente… ma non in maniera banale. Si può anche riconoscere che su questo o quello sono emerse nel tempo idee e valutazioni differenti. Nei commenti alla nota di Davide emergono differenze di valutazione su cosa voglia dire città solidale, sui modelli di assistenza, sui trasporti, sul concetto di smart city. C’è tutto il tema dei rifiuti e quello connesso dei tributi. C’è una polemica feroce da anni sul tema della cultura. C’è la questione del Teatro Lirico. Ce n’è di roba.

Enrico Lobina 2E ci saranno anche divergenze di taglio non amministrativo ma politico. Ce ne devono essere, altrimenti Enrico Lobina non avrebbe, da poco, segnalato una così vasta differenza di sensibilità fra sé e alcuni assessori.

E se l’indigeribilità del PD pesa così tanto da non permettere nemmeno alleanze tattiche può anche dipendere da una carenza della capacità di guida della maggioranza da parte del sindaco, e questa è una valutazione squisitamente politica, così come il giudizio che si può dare sulla qualità espressa dagli assessori: che la loro nomina e la loro continuata esistenza o meno sia dipesa dai partiti o dal sindaco, si tratta sempre di un piano di ragionamento tutto politico.

Mi ricordo che tempo fa feci un articolo in cui chiedevo di capirci qualcosa di più delle questioni in ballo in città. C’erano delle domande interessanti, credo: non so se possono essere utili ma, ehm, le metto a disposizione. O almeno le segnalo per chiarire cosa intendo per verifica.

Sempre per quella storia dell’intellettuale minore, minorissimo. Ma un po’ rompicoglioni.

Fatela, ‘sta verifica.

Ah, dimenticavo.

Il blog è a disposizione, per quel che vale. E naturalmente mi fa piacere avere risposte e commenti, anche magari su Facebook. Perfino inviti a bere una birra o un mojito (peraltro io sono un fan di Mister No, quindi preferisco la caipirinha). Però per favore non rispondetemi dicendo: caro Roberto, ho già spiegato le mie posizioni sul tale blog o sul tale sito o nel tale intervento pubblico o quel che è.

Non ditemelo. Condivisa, ‘sta verifica.

Che le elezioni incombono e poi è troppo tardi.

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