E vissero felici e contenti (davvero?! ne siamo sicuri?)
Dopo un piccolo intervallo ho ripreso a caricare su YouTube le puntate di Oggi parliamo di libri.
La trentatreesima è, come avrete sentito, lievemente anomala: non solo per il racconto dell’aneddoto personale riguardante l’incontro con i vecchietti che ha allietato il pranzo mio, di Maria Bonaria e di Enzo Tuveri vicino all’Abbazia di Chiaravalle, ma soprattutto perché in realtà non si parla quasi per nulla di libri ma di temi più generali. Compare, certo, Il piccolo principe, ma insomma è una irruzione magari sorprendente e divertente ma certo minore nel tessuto complessivo della puntata.
Ho già raccontato che in questa stagione è capitato che talvolta mi sia inoltrato quasi inavvertitamente in piccole “miniserie” tematiche – la più lunga quella sulle narrazioni orali – e questa puntata nasceva da una considerazione che avevo esplicitato nella puntata precedente
In questo caso la domanda da cui partivo ero: ma perché gli autori si rifiutano, generalmente, di parlare di storie d’amore di lunga durata? Perché abbandonano i loro eroi proprio quando avrebbero raggiunto la felicità?
Lì non ero riuscito a finire il discorso, quindi mi sono preso una puntata apposta per parlarne.
Sulle considerazioni che ho fatto non ho molto da aggiungere (casomai sarei curioso di sentire pareri): vale sia la spiegazione legata ai meccanismi commerciali che quella che fa riferimento alle strutture narrative (ho perfino citato Aristotele, ammazza). Devo dire però che quando ho deciso di fare la puntata in questo modo davo per scontato che comunque un romanzo di riferimento sarei riuscito a trovarlo; invece, a parte i riferimento alle saghe familiari, che però è un’altra cosa, non ho trovato nulla e la cosa mi ha davvero stupito molto più di quanto in aspettassi. In compenso mentre mi consultavo con gli amici qualcuno ha suggerito la Sonata a Kreutzer, e così è nata l’ultima puntata della stagione, che caricherò presto.
Durante la puntata ho scelto un brano davvero datatissimo (ma quanto efficace) dei Cugini di campagna, divertendomi moltissimo a proporvelo. Nelle ultime puntate abbiamo usato i REM, Samuele Bersani, Rihanna e appunto i Cugini di campagna: non si può certo dire che siamo monotoni…
Pingback: Quelli che pretendono il lieto fine | La casa di Roberto
Pingback: L’inquietante voce del vecchio Tolstoi | La casa di Roberto